Buon pomeriggio, carissimi Shadowhunters!
Il mese scorso Cassie ci ha regalato la prima metà di quello che (almeno in teoria, salvo sorprese) è l’ultimo racconto mensile su “The Last Hours”: “La Festa di Anniversario”, dedicato ai festeggiamenti per – appunto – l’anniversario di matrimonio di Will e Tessa.
Protagonista assoluta della prima metà del racconto è Cordelia; qui, invece, potremo leggere anche un po’ il punto di vista di James. <3
Qualora vi foste persi la parte del racconto pubblicata a gennaio, la trovate cliccando QUI; a tutti gli altri auguriamo buona lettura! Fateci sapere che ve ne pare del racconto completo (e, soprattutto: MANCA UN MESE ALL’USCITA AMERICANA DI CHAIN OF GOLD! *Urlano*).
“Ciao,” disse James Herondale. La stava osservando con fare solenne, come se fosse appena uscito da un sogno a occhi aperti e dovesse ancora tornare completamente sveglio.
“Per l’Angelo, sono tremendamente dispiaciuta.” Cordelia non riusciva a non sentire di aver interrotto qualcosa. Aveva già incontrato James in passato, ovviamente – Will Herondale si era impegnato molto per assicurarsi che i suoi bambini e quelli Carstairs si conoscessero –, ma non l’avrebbe per forza descritto come un amico. Era un po’ imperscrutabile, in quel suo modo strano.
“Non c’è bisogno di scusarsi,” le rispose lui in tono gentile, “sono io quello che sta marinando la festa per leggere.” Si mise piuttosto rapidamente a sedere, come se si fosse reso conto solo in quell’istante di essere disteso scompostamente sul davanzale e di dover cercare un po’ di decoro.
“La maggior parte delle persone non marina le feste,” commentò Cordelia, divertita. “Lo fa con le lezioni e gli incarichi, quel genere di cose lì. Non ti piacciono le feste?”
“Mi piacciono abbastanza,” replicò lui sulla difensiva.
Cordelia incrociò le braccia e disse, inflessibile: “Beh, io sono qui perché volevo vedere la libreria dell’Istituto di Parigi, ma anche perché quasi tutti gli invitati sono estranei, per me. Però sono amici tuoi, non è vero? Non vorresti stare con i tuoi amici? Con Matthew e Thomas e tutti gli altri?”
James le rivolse una lunga occhiata. Quando parlò, lo fece a voce bassa. “Sono miei amici, suppongo, ma in realtà è più come se fossero dei parenti. Mi sono sempre sentito fuori posto in mezzo a loro.”
Cordelia trovava l’idea che James potesse sentirsi fuori posto da qualche parte divertente. A differenza sua, era sicuro di sé, carismatico, interessante senza dover fare alcuno sforzo. E a differenza dell’imbarazzante disagio che Cordelia provava all’interno del suo stesso corpo, James era aggraziato e notevolmente bello…
Buon Dio, si chiese Cordelia, da dove saltava fuori quello, adesso?
Però era la verità. Tra i pilastri e le arcate medievali della libreria, James sembrava a casa come una statua di marmo, come il dipinto a olio di giovane classico intento a studiare. Come poteva una persona che si adattava così alla perfezione al suo ambiente sentirsi a disagio?
“Mi sento anche io sempre fuori posto,” gli rivelò. “Ma pensavo fosse perché la mia famiglia viaggia sempre così tanto. Non sono mai rimasta in un posto abbastanza a lungo da farmi degli amici.” Abbassò lo sguardo sul pavimento. “Ma forse è più complicato di così.”
James disse: “Noi siamo amici, no?”
Cordelia fece una piccola risata. “Beh, sì. Lo siamo. Ma quanto spesso ci vediamo? Una volta all’anno, o forse due, se siamo fortunati?”
James scrollò le spalle. “Non è che incontri la maggior parte delle persone qui alla festa più spesso di così, comunque. Io e la mia famiglia siamo sempre a Londra, mentre loro sono a Idris. Però abbiamo intenzione di andare a Idris, quest’estate, quindi è possibile che li vedrò un po’ di più. E ovviamente saremo tutti all’Accademia, quest’autunno.” Sospirò. “Magari a un certo punto comincerò a considerarli dei veri amici. Solo che mi sento così diverso da loro. Come se… Come se tutti quanti stessero guardando il mondo, le altre persone, mentre io invece mi guardo sempre dentro.”
Dal momento che a Cordelia James sembrava risplendere leggermente dall’interno, questa considerazione la colpì come un aspetto bizzarro della sua personalità, ma supponeva che esistessero persone timide e riservate di ogni tipo. “Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene da solo in una stanza silenziosa,” citò lei. “Lo dice sempre mio padre.”
“Tuo padre sembra molto saggio,” rispose James.
“In realtà,” obiettò Cordelia, “credo lo abbia detto Blaise Pascal, e che mio padre si limiti a citarlo. Voi due andreste d’accordo,” aggiunse, e si sorprese a dirlo ad alta voce. Però era la verità; sia suo padre che James avevano la sensazione che il mondo fosse un po’ troppo per loro, preferivano la solitudine, cercavano rifugio nei libri. “Dovrei andare a cercarlo,” disse. “Scusami di nuovo per averti interrotto mentre leggevi.”
James aveva poggiato il suo libro sul tavolino accanto alla finestra. “E ti ripeto di nuovo che non c’è bisogno che ti scusi, sono sempre felice di avere l’opportunità di parlarti.” Cordelia si scoprì ad arrossire un po’, ma James non parve accorgersene. Si alzò e le disse, sorridendo: “Dovrei accompagnarti in questa tua impresa.”
Mentre lasciavano la libreria, rimasero entrambi in silenzio, e Cordelia iniziò a provare un po’ di imbarazzo. In genere era davvero semplice parlare con James, eppure ora si sentiva inspiegabilmente ammutolita. Alla fine, alla ricerca disperata di qualcosa di cui conversare, disse d’impulso: “Sapevi che la libreria originale dell’Istituto di Parigi è andata a fuoco nel 1574, quando qualcuno ha aperto una Pyxis contenente un demone Dragonidae?”
James inarcò le sopracciglia. “Non lo sapevo, signorina Carstairs,” le rispose, e lei scoppiò a ridere.
Il sorriso le fu rapidamente strappato dal volto, però, dall’arrivo di Alastair, che aveva un’espressione cupa. “Eccoti,” le disse, ma sembrava più sollevato che furioso. I suoi occhi apparivano stanchi. “Nostro padre non si sente bene,” spiegò. “Chiede di te.”
“Oh!” esclamò Cordelia. Sentì una breve e ingenerosa fitta di irritazione – la malattia di suo padre aveva già rovinato tantissime feste, incluso il giorno in cui lei aveva ricevuto la sua prima runa. Si voltò verso James. “Dovrei raggiungerlo.”
“Certamente,” ribatté James. “Mi spiace davvero tanto sapere che non sta bene.”
“C’è un’antica cella dei monaci in fondo a quel corridoio,” le spiegò Alastair, gesticolando. “Nostro padre ha detto di volere un posto fresco e buio.” Scosse il capo, agitato. “Mi dispiace, Cordelia.”
Cordelia non sapeva con certezza cosa intendesse – forse che in genere era di lei che Elias chiedeva quando non si sentiva bene, e non di Alastair? Si augurava che questo non avesse ferito i sentimenti del fratello. Riteneva che fosse così solo perché Elias era convinto che le ragazze fossero delle infermiere migliori dei ragazzi, sebbene lei non ne fosse sicura.
Lasciò lì James e suo fratello, che si guardavano con sospetto l’un l’altro, e percorse il corridoio fino a trovare una piccola porta di legno nella parete. Quando la spinse con fare esitante, si spalancò, e al suo interno Cordelia trovò solo una piccola luce soffusa e una camera scarsamente ammobiliata; in un angolo c’era con un piccolo letto a piattaforma su cui era seduto suo padre, con un braccio a schermargli gli occhi.
“Papà,” lo chiamò, “sono qui.”
Lui emise un gemito. “Cordelia, tesoro mio. È successo così all’improvviso.”
Cordelia si sentì in colpa per aver provato del risentimento verso suo padre. “Lo so. Sono qui, papà.”
Raggiunse il letto e gli si sedette accanto. La stanza era pervasa dall’odore molto forte, erbaceo e parecchio amaro, che Cordelia associava agli episodi del padre – la medicina che i Fratelli Silenti gli avevano dato per tenere sotto controllo la sua salute, presumeva lei.
“Mi spiace rovinare la tua festa, Cordelia,” le disse il padre dopo un istante. Aveva la voce gutturale e le parole gli uscivano lentamente, come se parlare gli facesse male.
“No,” rispose lei con voce gentile. “Dispiace a me che tu non ti senta bene. So che anche tu aspettavi con ansia questa festa.”
Suo padre alzò lo sguardo dal braccio e le rivolse un’occhiata affettuosa. “Mi sento già molto meglio, ora che sei qui.” Prese una delle piccole mani della figlia nella sua. “Sei sempre stata il mio miglior incantesimo per sentirmi bene.”
Cordelia gli sfregò con ansia la mano. “Cosa posso fare, papà? C’è qualcosa di cui hai bisogno?” Spostò lo sguardo in giro per la stanza, alla ricerca di qualcosa che potesse servire. Si fermò a guardare una delle poche decorazioni della stanza, un piccolo scaffale su cui era stata disposta a casaccio una selezioni di libri rilegati in pelle e stoffa. “Potrei leggere per te,” propose. Era quello che avrebbe voluto lei se fosse stata malata, dopotutto. Leggerle qualcosa sarebbe stato, per lei, il più grande atto d’amore che potesse ricevere, quindi le sembrava solo naturale offrirsi di farlo per suo padre.
“Sì, sarebbe davvero bello.” Elias chiuse gli occhi e sorrise, come in attesa.
Cordelia raggiunse lo scaffale per esaminarlo. Con fare dubbioso disse: “Beh, in inglese abbiamo o il classico del 1817 Come Evitare I Licantropi…”
“Socialmente, intendi?”
“Non ne sono certa,” rispose Cordelia. “La tua altra opzione è il diario di viaggio classico dello Shadowhunter Hezekiah Featherstone, Demoni Con Cui Ho Avuto Una Relazione.”
“Puoi davvero leggerlo, quel secondo volume?” brontolò suo padre.
“Papà!” urlò Cordelia, scandalizzata. “Non credo siano relazioni romantiche.”
“Beh, allora,” rispose Elias, appoggiandosi contro il letto; Cordelia pensò che sembrasse sentirsi già un po’ meglio, “sorprendimi.”
*
James pensò che non fosse colpa di Cordelia se si era ritrovato da solo con il fratello maggiore di lei. Si trattava solo di uno sfortunato effetto collaterale della situazione.
Sebbene avessero solo qualche anno di differenza, James aveva sempre ritenuto Alastair incredibilmente più grande di lui, e Alastair, dal canto suo, aveva sempre trattato James come se fosse incredibilmente più piccolo. James immaginava che fosse una conseguenza naturale dell’essere il maggiore. Di certo non riusciva a immaginare di prendere completamente sul serio qualcuno dell’età della sua sorellina.
Al momento, però, non aveva proprio idea di cosa dire ad Alastair, né sapeva se attendere che fosse lui a parlare o semplicemente correre via al massimo della velocità, dando per scontato che l’altro fosse troppo lento per raggiungerlo.
Fu Alastair a mettere fine al mistero, dicendo in un tono strano: “Mi scuso per quanto successo. Mio padre sta spesso poco bene.”
“Non c’è problema,” rispose James, e si sentì strano a rassicurare un ragazzo più grande di lui. Con fare incerto aggiunse: “Tuo padre è un eroe, dopotutto.”
“Come?” domandò Alastair, preso alla sprovvista.
“Tuo padre,” ripeté James. “Ha ucciso il demone Yanluo.”
“Non da solo,” replicò Alastair.
“No,” concordò James, “ma comunque… Mio padre dice che esperienze simili possono lasciare delle cicatrici. È il genere di sacrificio che compiono gli eroi, prendersele loro perché non siano gli altri a doverlo fare.”
Le sue intenzioni erano state gentili, ma James restò turbato dal modo in cui l’espressione dell’altro si chiuse. Alastair divenne assente e, quando posò di nuovo lo sguardo su James, aveva chiaramente smesso di trattarlo come se fosse presente nella stanza o, in effetti, anche solo come se esistesse. “Infatti,” fece. Senza aggiungere altro, si diresse verso la libreria.
“Ci vedremo all’Accademia,” gli disse James, come ultimo tentativo. “Questo autunno. La inizierò anche io.”
Alastair si voltò a guardarlo e, con lo stesso tono stranamente neutrale, rispose: “Giusto. Suppongo di sì.”
Dopo che Alastair se ne fu andato, James restò lì per un po’, da solo nell’angusto corridoio imbiancato dell’Istituto. Si stava svolgendo una festa in grado di scuotere i travetti dell’edificio, eppure lì si sentiva solo silenzio. James pensò a Cordelia, che stava confortando suo padre malato, e ad Alastair, che se ne andava via con passo pesante solo per il gusto di farlo, senza avere ovviamente una meta in mente.
Il padre di James aveva sempre fatto del suo meglio per unire le due famiglie, gli Herondale e i Carstairs. Aveva raccontato ai figli un sacco di storie su di loro, e li incoraggiava sempre a passare del tempo insieme. E James era sempre stato affezionato ai Carstairs, e in particolare a Cordelia. Ma adesso si disse che era strano, in verità, quanto poco li conoscesse come individui.
Pensò ai suoi cugini, agli amici dei suoi genitori, ai membri dell’Enclave che festeggiavano al piano superiore. Fatta eccezione per la sua famiglia, sapeva così poco su di loro come persone. E, sebbene si sentisse al sicuro, lì al silenzio e al buio, sapeva che l’universo non gli avrebbe permesso di restare nascosto ancora a lungo. Si sarebbe ritrovato lì fuori nel mondo, e avrebbe avuto bisogno di amici e familiari che lo aiutassero ad attraversarlo.
Forse sarebbe successo all’Accademia, quell’autunno.
Scusate la domanda, ma questo racconto verrà inserito in qualche libro dato che in chain of gold non c’è…?
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